L’altro giorno mentre eravamo a un aperitivo un nostro amico francese ci fa la storica domanda: “Ojì scè la pavtita di calscio. In Franscia cantiomo la Marseillaise, ma in Italia come si chioma il conto pvima della pavtita di calscio?”.
Io (masticando un pezzo di pizzetta riscaldata al microonde): L’Inno di Mameli.
Bagafaga: No, si chiama Canto degli Italiani, il cui testo è stato scritto da Goffredo Mameli, giovane risorgimentale italiano morto a soli 21 anni e considerato un esempio di patriottismo e dedizione alla causa della Seconda Repubblica Romana. (Attilio ha studiato bene storia al liceo, beato lui. Io ancora sto a wikipedia).
Io: Vabbè, ma ‘Canto degli Italiani’ non s’è mai sentito, al massimo Fratelli d’Italia.
Amico Francese (già un po’ confuso): Dunque si chioma Fvatelli d’Italia…?
Bagafaga: No, no, è che sono le prima parole del Canto degli Italiani e popolarmente lo si ricorda così, ma in realtà il vero titolo è proprio Canto degl…
Io: Ho capito, e bravo Mameli! Ma quello che io mi chiedo è: chi ha scritto la musica?Perché obiettivamente, vabbè la marcetta militare, ma fa un po’ pietà. Pa parapà parapappapappapà. E dai…
Amico Francese: Chi è Mamelì?
Bagafaga: Il compositore fu Michele Novaro, anch’egli giovaniss…
Io: Ecco, appunto. Novaro. Ma chi è Novaro? Di quei tempi c’era Verdi e noi se beccamo Novaro?
Amico Francese: Novara? La scittà?
Bagafaga: Ma è il simbolo che conta: il giovane compositore e il giovane poeta, entrambi votati alla costituzione di un nuovo assetto politico e cultural…
Io: Aspetta, aspetta, ci ho qui wikipedia. Dice che intanto ‘sto benedettissimo Canto degli Italiani non piacesse neanche a Mazzini e che fu accettato solo temporaneamente come inno provvisorio (cioè, perché proprio non ne avevano altri per le mani), solo che poi è stato provvisorio talmente tanto tempo che la sostituzione è praticamente andata in prescrizione e nel 2017 è stato votato come inno ufficiale (perché mò sai che fatica insegnare un nuovo inno ai tifosi di calcio? E’ un casino).
Bagafaga: Ma comunque, Novaro…
Io: Oh, Novaro – e cito – è noto quasi esclusivamente (togli il “quasi”) per aver composto la musica del Canto degli Italiani, composizione che egli portò a termine senza trarne vantaggi personali.
Bagafaga: Un simbol…
Io: NON L’HANNO PAGATO! Un giovane artista che nel 1847 è stato pagato in visibilità!!!
Bagafaga: C’è da dire che più visibilità di così si muore.
Io: E infatti lui c’è morto. E cito – morì in solitudine e povertà tra difficoltà finanziarie e problemi di salute mal curati. Ecco come si finisce con la “visibilità”, mannaggia al capitalismo.
Amico Francese: Chi è morto? No capito bene.
Bagafaga: Niente, zì, è morto uno un sacco di tempo fa. Un musicista povero. Chiedi un’altra birra che mò parte la filippica.
Amico Francese: Filippo? Chi Filippo?
Io: Perché poi va a finire che sò centocinquant’anni che gli artisti non vengono pagati co’ ‘sta scusa della visibilità. Ma dovemo morì tutti come Novaro? E oltre il danno la beffa: siccome non ci va di pagarne un altro se dovemo tené il parapaponzi ponzi pà dell’Inno di Mameli.
Bagafaga: Canto degli Italiani…
La scena si chiude fra pizzette volanti, numerose birre consolatorie, Alice che produce frasi sconnesse fra i singhiozzi (Pensa a Mozart, e dico Mozart, buttato in una fossa comune…) e Bagafaga che rassicura l’amico francese che è normale. Che coi musicisti la visibilità fa così.